Le bugie hanno le gambe corte: anche durante un colloquio di lavoro.

Cosa siete disposti a fare quando volete davvero qualcosa? Quanto vi spingete oltre il limite del ragionevole se volete ottenere qualcosa che per voi è di estrema importanza? E se questo traguardo da raggiungere, tanto agognato e rincorso, fosse il lavoro?

Chi cerca lavoro è certamente portato a mettere in atto tutto ciò che ritiene gli permetta di fare una buona impressione, a “vendersi” al meglio per suscitare l’interesse del selezionatore e talvolta apportare qualche “ritocchino” al curriculum di modo che sia più in linea con i requisiti richiesti.

E voi? Avete mai adattato il vostro cv alle esigenze del caso? L’avete mai ritoccato? A fin di bene si intende! Mica per intortare il selezionatore!

Insomma, siete tra coloro che “il fine giustifica i mezzi”? Le bugie in un curriculum sono davvero un utile strumento per farvi fare colpo sul selezionatore e ottenere il lavoro dei vostri sogni?

Per capire se è davvero così, basterà fare qualche semplice considerazione: scrivere un accattivante curriculum, perfettamente in linea con la posizione per la quale vi state candidando, insomma, ben infiocchettato, potrà anche farvi ottenere un colloquio, tuttavia il colloquio sarà il momento della verità, quel momento in cui davanti al selezionatore, che attenzione, può farvi tutte le domande che desidera, dovrete fare i conti con tutto quello che avete scritto nel curriculum, vero o falso che sia.

A quanti di voi, che conoscete l’inglese a livello scolastico, è capitato di gonfiare il proprio livello di conoscenza della lingua straniera per riuscire ad ottenere un colloquio? Ebbene, sappiate che se la buona conoscenza di una lingua straniera è fondamentale per lo svolgimento delle mansioni che vi candidate a svolgere, basterà anche una sola domanda per mettere in evidenza le vostre lacune. Per esempio: mi fa un breve presentazione di sé in lingua inglese? E di sicuro da quella domanda aperta ne potranno arrivare altre per cui non avete preparato a casa le risposte.

Analogamente accade per le competenze informatiche: il selezionatore non dovrà essere necessariamente un abile informatico per smascherarvi, basterà che vi chieda quel è la funzione del programma X che mi permette di fare l’operazione Y.

Spesso, per essere proprio il candidato descritto nell’annuncio sembra che manchi solo qualche anno di esperienza: ne richiedono 3 e voi ne avete uno e mezzo, ma proprio in quella mansioni lì. Che fate? State pensando: “Mica posso perdere l’occasione? Del resto, anno in più – anno in meno, cosa cambia?!”

E invece no! La durata dell’esperienza pregressa che vi si richiede, non è scelta a caso, ma stabilita in base al livello di padronanza ed autonomia che dovete possedere nello svolgere le attività previste dalla mansione ed anche in base alla posizione dell’organigramma nella quale verrà collocato il candidato selezionato: se la risorsa dovrà gestire collaboratori meno esperti è evidente che dovrà possedere maggiori competenze tecniche rispetto ad essi. Dunque il fulcro della questione non sono gli anni di esperienza in quanto tali, bensì le conoscenze e ancor più le competenze tecniche che possedete le quali si accrescono proprio con il passare del tempo, con la pratica. È pertanto evidente che per quanto sia improbabile che vi richiedano i contratti di lavoro precedenti, (che dimostrerebbero la durata delle esperienze lavorative), è certo invece che vi verranno poste domande per indagare il vostro grado di specializzazione e autonomia nello svolgimento della mansione oggetto del colloquio o anche vi potrebbero chiedere di cimentarvi in prove pratiche e in tal caso l’evidenza parlerà per voi.

Gli elementi oggettivi, come quelli considerati fino a questo punto, non sono gli unici su cui si mente quando si scrive un curriculum perché, agli occhi dei candidati, vi è un altro requisito che si adatta maggiormente ad eventuali ritocchi: le competenze trasversali. Tali competenze sono intangibili e riguardano il nostro modo di essere, la personalità, pertanto con facilità i candidati sono portati a pensare che il selezionatore non potrà smascherare eventuali bugie in merito. Finiscono per dirsi: “Vabbè, tanto il selezionatore cosa ne sa? Neanche mi conosce!”

Anche questa convinzione vi indurrà in errore, trasformando le vostre bugie in un boomerang. Le competenze trasversali, capacità relazionali, organizzative, gestionali, ecc…, per quanto intangibili, si manifestano nei nostri comportamenti che, appunto, sono espressione di ciò che siamo e del modo in cui affrontiamo ciò che ci accade e ci relazioniamo agli altri. Inoltre, ogni lavoro richiede, oltre a specifiche conoscenze e competenze tecniche, anche particolari competenze trasversali che contribuiscono a farci eseguire con successo una performance: il selezionatore attraverso domande ad hoc ed una attenta analisi del vostro comportamento non verbale e para-verbale, indagherà anche su questo riuscendo a portare a galla le menzogne che avete tentato di propinargli.

Passiamo ora alle mezze verità

Ci sono fatti in merito ai quali, più che una bugia, si può dichiarare una mezza verità sempre che riusciate a sostenerla durante il colloquio e che ciò valga davvero la pena. Per esempio, se avete tutti i requisiti per rispondere ad un annuncio di lavoro, tranne la residenza, ma avete un lontano parente che vive in quella città, potreste chiedergli di poter utilizzare il suo indirizzo come domicilio per inserirlo nel cv. Fin qui state solo mentendo, tuttavia tale bugia può essere funzionale se accompagnata da una serie di accorgimenti: informativi sulla zona nella quale dichiarate di avere il domicilio, sul tragitto da seguire per andare da quel punto all’azienda o al luogo dove dovrete sostenere il colloquio; inventate anche una motivazione plausibile sul perché dal luogo di residenza avete deciso di trasferirvi proprio in quella città. Chiaramente la bugia, in tal caso funzionerà ad una condizione: che per svolgere il lavoro per il quale vi siete candidati, non serva una profonda conoscenza del territorio nel quale l’azienda è collocata. Se così fosse, ancora una volta la bugia risulterà un boomerang.

Le considerazioni sopra esposte dimostrano che le bugie hanno le gambe corte…anche al colloquio di lavoro!

A questo punto, nel caso decidiate di mentire, almeno saprete a cosa andrete incontro: l’effetto boomerang è assicurato!

scritto da Marina Longobardi – HR Specialist

Se ti è piaciuto l’articolo, lasciaci un commento e condividi l’articolo sulla tua bacheca facebook!

Se ti interessa comprendere di più sulle strategie per scrivere un curriculum efficace, senza mentire clicca qui  e accedi alle info!

Lascia un Commento