Il colloquio di lavoro in sala d’attesa

Quando vi convocano per un colloquio di lavoro e vi trovate in sala d’attesa, siete sicuri che ciò che fate, magari per stemperare la tensione, sia la cosa giusta?

Il colloquio di lavoro inizia proprio in sala d’attesa e non quando vi trovate faccia a faccia con il selezionatore, come comunemente si crede, pertanto è fondamentale, ai fini del buon esito del colloquio, tenere conto del fatto che siamo osservati e valutati sin dal primo momento in cui varchiamo la soglia dell’azienda, studio o ufficio presso il quale abbiamo ottenuto un colloquio di lavoro.

La sala d’attesa è una realtà spazio-temporale nella quale, sebbene non ci vengano fatte delle domande, il selezionatore e il resto del team iniziano già a raccogliere informazioni su di noi attraverso il comportamento non verbale che mettiamo in atto. Tale comportamento è infatti espressione della nostra personalità, del nostro modo di affrontare situazioni di stress come quella in cui ci troviamo quando stiamo per sostenere un colloquio di lavoro; quello che sceglieremo di fare e non fare in sala d’attesa darà informazioni anche su quanto siamo interessati a conoscere l’azienda per la quale ci proponiamo di lavorare.

Credete non sia possibile? Invece si, perché ci sono strategie ed espedienti che il selezionatore può mettere in atto intenzionalmente per iniziare a conoscervi già prima di incontrarvi in una condizione, spazio – temporale appunto, nella quale ci sentiamo ancora al sicuro, prima di entrare nelle grinfie del selezionatore.

Quali sono queste strategie?

Ebbene, avete mai fatto caso che nelle sale d’attesa dove vi fanno accomodare prima di fare un colloquio, ci sono quasi sempre le telecamere? Con questo strumento è possibile vedere in che modo affrontate l’attesa: passeggiate su e giù per la stanza? Fissate un punto senza guardarvi intorno? Conversate con gli altri eventuali candidati presenti oppure preferite stare sulle vostre? Guardate continuamente l’orologio, oppure siete concentrati sul vostro smartphone? Un candidato che non riesce a stare fermo sulla sedia o si mangiucchia le unghie nell’attesa, certamente manifesterà una maggiore difficoltà a gestire lo stress rispetto a chi se ne starà tranquillo al suo posto: è evidente che se sto cercando un candidato per una posizione che richiede una elevata capacità di lavorare sotto stress, il secondo candidato sarà preferibile al primo.

Ma non è tutto! Avete mai fatto caso al tipo di riviste che trovate nelle sale d’attesa? Pensavate fossero innocue? Invece no!

La tecnica delle riviste consiste nel mettere a disposizione riviste che vanno da letture poco impegnative come i rotocalchi a riviste di settore più impegnative o tecniche, magari attinenti al settore nel quale volete farvi assumere. Ingenuamente potreste scegliere la rivista meno impegnativa per distrarvi e stemperare la tensione, tuttavia non è la scelta giusta poiché l’obiettivo è quello di valutare il vostro reale interesse per il settore aziendale nel quale vi proponete di lavorare, la vostra concreta passione per l’ambito professionale nel quale opera l’azienda che dovrebbe assumervi. Chi pensi preferirebbero assumere, uno che in sala di attesa rivolge la sua attenzione alle riviste di settore in linea con il business di quell’azienda, oppure il candidato che si dedica alla frivola lettura di riviste dozzinali?

Dal selezionatore non viene sottovalutato neppure il comportamento che assumente rispetto ad altri eventuali candidati presenti: tendete a confrontarvi con gli altri, oppure preferite rimanere in silenzio? Rispondete con piacere alle domande dei presenti o pensate sia più opportuno non entrare in confidenza con gli avversari?

Non esiste un atteggiamento giusto o sbagliato, piuttosto a seconda delle competenze trasversali che vi sono richieste per il ruolo che vi proponete di ricoprire verrà valutato positivamente l’uno o l’altro atteggiamento. Facciamo un esempio: se sto cercando un commerciale, valuterò positivamente un candidato che è a suo agio nell’interagire con gli altri piuttosto che un candidato che mostra una certa resistenza a relazionarsi con altre persone.

Voglio inoltre porre la vostra attenzione sul come impiegare a vostro vantaggio il tempo che trascorrerete nelle sale d’attesa prima di fare un colloquio di lavoro. Eh si! Perché se è vero che il colloquio inizia dalla sala d’attesa, è vero oltre che per il selezionatore, anche per voi. Mi spiego meglio: la sala d’attesa di una azienda o di un ufficio è espressione del clima aziendale, e può darvi informazioni utili a conoscere meglio il vostro obiettivo, l’azienda per la quale vi candidate. Guardatevi intorno, rintracciate il logo dell’azienda, osservate i colori prevalenti ed anche cosa è affisso alle pareti: foto dei venditori del mese o di tutti i presidenti dell’azienda? Locandine di eventi ai quali l’azienda ha partecipato o riferimenti ai valori aziendali?

Qualunque sia lo stile della sala d’attesa soffermatevi ad osservarla per essere pronti, una volta che vi troverete davanti al selezionatore, a rispondere a domande del tipo: “Quali sono i nostri colori aziendali?” Proprio quelli prevalenti in sala d’attesa! “Sa chi è il nostro attuale presidente?”  Proprio quello di cui avevate visto la foto in pompa magna mentre aspettavate!

Inoltre, non è da sottovalutare lo stato d’animo e le emozioni che avvertite mentre attendete perché vi danno dei segnali su quanto l’azienda sia in linea con il contesto lavorativo ideale per voi: vi sentite a vostro agio oppure no? Pensate che l’ambiente sia troppo asettico per uno come voi che ama ambienti caldi ed accoglienti? Il personale che vi ha accolto è stato professionale e distaccato come vi piacerebbe sia nell’azienda nella quale lavorerete, oppure informale e troppo invadente?

E’ evidente che le informazioni che vengono raccolte da un selezionatore mentre siete in sala d’attesa da sole non fanno la differenza, tuttavia sono inevitabilmente ingredienti che si mescolano agli altri, acquisiti dal curriculum e durante l’incontro vis-à- vis con il selezionatore, nell’esecuzione della complessa ricetta che porterà alla creazione del piatto perfetto, ovvero, uscendo dalla metafora, alla scelta del candidato giusto al posto giusto.

Da ora in poi fate attenzione e concentratevi sul qui ed ora dell’opportunità lavorativa che volete cogliere sin da subito, sin dalla sala d’attesa, mettendo in atto anche qui quelli che sono i comportamenti più funzionali rispetto al lavoro per il quale vi siete candidati.

Fatevi furbi e non perdere l’occasione che vi si presenta in sala d’attesa per:

  • dimostrare che siete il candidato giusto;
  • raccogliere dati utili riguardanti l’azienda che vi aiuteranno a sostenere brillantemente il colloquio;
  • acquisire informazioni che vi consentiranno di capire se l’azienda con la quale vi siete candidati a collaborare è caratterizzata da un ambiente di lavoro che risponde alle vostre aspettative.

Al prossimo colloquio provate a mettere in pratica tutto questo e fateci sapere come sarà andata.

scritto da Marina Longobardi – HR Specialist

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2 Comments

  • ciro ha detto:

    Non avevo mai pensato che il selezionatore tenesse conto del mio comportamento in sala d’attesa. Grazie per questi utili consigli

    • Create Connections ha detto:

      Ciao Ciro, grazie per il tuo commento. E’ proprio quello che accade durante la selezione. Come dall’articolo della Dott.ssa Longobardi, HR specialist, la selezione comincia dal momento in cui il candidato varca la porta dell’ufficio. Tutte le informazioni che raccogliamo, in termini di comportamento, sono molto più importanti di ciò che il candidato ci racconta a parole.
      A presto!

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